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Eccoci qua,
bentornati cari lettori, è tempo di riavvolgere un po’ il nastro e fare il punto della situazione.
E’ passato un anno, è già trascorso un anno da quando ci siamo trovati di punto in bianco chiusi in casa, con gli ospedali colmi di persone in fin di vita, le strade vuote, le piazze silenziose, le aziende ferme, i negozi vuoti e soprattutto, l’insicurezza che ci accompagnava dal mattino fino alla sera.
Ricordate? Era il periodo che non facevamo altro che sentire sirene di ambulanze alternate al silenzio e telegiornali con numeri sconfortanti, stime e grafici ogni giorno peggiori.
Lavoravo dal piccolo ufficio di casa mia e mi collegavo con voi, telefonicamente, via zoom, via mail, via WhatsApp.
Per chi come me, per fortuna, non l’ha vissuta in prima persona, credo si sia trattato del periodo della nostra vita, più vicino alla definizione di guerra. Rinchiusi, nascosti e al tempo stesso rinfrancati da una mail, una telefonata, un video nel quale potevamo constatare che altre persone condividevano questo momento di fatica e paura. Mal comune mezzo gaudio, dice l’adagio.
Da allora ad oggi in mezzo a mille difficoltà, sono arrivate, stanno arrivando (speriamo) le vaccinazioni.
Vaccinazioni che dovrebbero (speriamo) finalmente riportarci alla normalità.
Che bella parola: normalità.
Ti accorgi di quanto sia eccezionale solo quando manca, la NORMALITA’.
Ciò che è successo in questo anno ai patrimoni investiti, lo sappiamo, lo sapete. Crollo verticale mai verificatosi prima, e risalita verticale altrettanto incredibile. Risalita che ha avuto come protagonisti solo alcuni settori mentre altri sono rimasti depressi.
Siamo di nuovo dentro al paradosso, cari lettori.
Il mondo dei tassi negativi è come una bottiglia di champagne pronta a far saltare il tappo. E il Covid è il pilota sul podio che prende in mano la bottiglia di champagne e la scuote per farlo saltare.
Proprio così. Certo si può pensare di continuare a vivere nel paradosso dei tassi negativi, ma con la consapevolezza che vivendo in un paradosso, possono accadere situazioni incontrollabili ed inaspettate. Come quella che forse sta prospettandosi da qui in avanti.
Da qualche settimana vari settori produttivi lamentano un aumento notevole del prezzo delle materie prime, tale aumento si scarica in un termine completamente dimenticato, nell’era dei tassi negativi: INFLAZIONE.
Sono fiducioso del fatto che tutti sappiate cos’è l’inflazione, ma dato che sono un “precisino”, lo spiego velocemente comunque e in parole semplici: l’inflazione è l’aumento dei prezzi al consumo, l’aumento dei prezzi dei beni che ogni giorno acquistiamo. L’inflazione se contenuta entro certi limiti, fa parte del naturale processo di crescita economica ed è addirittura necessaria (l’inflazione negativa, ossia la discesa dei prezzi, chiamata deflazione è infatti sintomo di depressione economica).
Questo fenomeno è gestito dalle banche centrali con un’arma: la variazione dei tassi. L’inflazione è bassa? I tassi vengono abbassati per farla ripartire. L’inflazione è alta? I tassi vengono alzati per cercare di ricondurla a livelli corretti. Immaginate che l’inflazione sia una tigre e le banche centrali siano il domatore. Se la tigre esce dalla gabbia interviene il domatore con frusta e sgabello in mano e tenta di farla rientrare nella gabbia.
Il problema è che la tigre, non sempre è d’accordo…
Vi scrivo quindi per dirvi che comincio ad avere una convinzione: forse siamo arrivati al termine della vita del paradosso tassi negativi. Ciò comporterà valutazioni e azioni sul portafoglio investimenti che, come sempre, nel mio intendimento, devono anticipare gli eventi.
Può dunque verificarsi una situazione, un periodo di aumento dell’inflazione, dato dall’aumento del costo delle materie prime, ma dato anche dal fatto che la nostra sostenibilità, come comunità umana, ha un costo crescente in termini di prodotti al consumo che, per forza di cose, devono andare verso un minore impatto ambientale.
Cosa potrebbero fare le banche centrali, davanti ad un aumento dell’inflazione?
Due cose: stare fermi oppure provare a fare rientrare la tigre nella gabbia.
Può ragionevolmente accadere che staranno ferme fin tanto che l’inflazione abbia connotati gestibili (ossia non impoverisca ulteriormente le persone), ma interverranno quando la tigre dovesse esagerare.
Secondo me un’inflazione al 4% – 5% potrebbe convenire ai governi. E’ evidente che le maggiori economie mondiali sono più indebitate di un paio di anni fa a causa del Covid. L’inflazione “mangerebbe” questo maggior debito appunto del 4% – 5% all’anno.
Ma se la tigre fosse particolarmente affamata e andasse oltre i limiti, le banche centrali tirerebbero fuori la frusta e alzerebbero i tassi, provocando situazioni molto particolari per chi come noi, fino ad oggi, è rimasto nel mondo dei tassi negativi.
Si verificherebbe probabilmente una discesa di tutti gli asset di investimento: obbligazionari e azionari indistintamente.
Questa newsletter la scrivo quindi, per prepararci a questa evenienza, invitandovi a un incontro che ci dia modo di ribilanciare il portafoglio, in maniera da non farci cogliere impreparati.
Dobbiamo selezionare con cura la parte azionaria degli investimenti e dobbiamo pianificare i tempi di acquisto, dobbiamo inserire in portafoglio materie prime e dollaro, dobbiamo rivedere l’orizzonte temporale dei nostri investimenti.
Molto di quanto ho scritto in questa newsletter, arriva da tutto ciò che ho scritto in questi anni. Articoli come The Knick (addirittura di marzo 2016) o Il Cigno Nero, sono un richiamo a quanto riporto nell’articolo di oggi.
Vi invito a rileggerli ed a rileggere tutto ciò che ho scritto in questi anni, al nuovo indirizzo del mio sito www.maxpicchioni.it
Ci troverete tutto l’impegno e tutta la voglia che in questi anni ho messo, per far sì che i vostri risparmi fossero al sicuro.
A presto!
Max Picchioni
Aprile 2021