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Poker SaloonImmaginate di essere in un saloon del Far West. Di quelli che mille volte abbiamo visto nei films interpretati da attori di ogni era cinematografica, da Gary Cooper fino agli ultimi di Quentin Tarantino. Personalmente sono affezionato al filone di Sergio Leone, per cui mi immagino in una scena con Clint Eastwood e Gian Maria Volontè.
State giocando una partita di poker e, sappiate che per nessun motivo potete perdere.
Non potete perdere perché in quella mano avete puntato tutto.
Tutti i risparmi di una vita, tutto ciò che avete messo via per i vostri figli, tutto ciò che serve per avviare una nuova attività, tutto ciò che avete accantonato per comprare casa, tutto ciò che in 40 anni di lavoro avete racimolato, per assicurarvi una serena vecchiaia.
Tutto.
Tutto.
Tutto.
E se perdete, perdete tutto!
Perché vi scrivo questo?
Perché probabilmente è la verità. Probabilmente è ciò che vi sta accadendo.
L’unica differenza tra voi e il grande Clint Eastwood… è che Clint Eastwood era consapevole di giocarsi tutto nella partita di poker.
Voi no. Forse ve lo state giocando, ma… non ne siete consapevoli.
Come è possibile?

25 Marzo 2017, Il Sole 24 Ore titola: “Ecco le 114 banche italiane a rischio per le sofferenze”. Nell’articolo a firma Fabio Pavesi si legge: “Secondo la certosina ricognizione sui bilanci bancari del sistema italiano condotta dall’Ufficio Studi di Mediobanca, emerge che sono ben 114 gli istituti di credito (più di uno su 5) in cui il peso dei crediti malati è tale da far accendere più di un semaforo rosso. In quelle 114 banche il peso dei crediti malati supera il valore del patrimonio netto tangibile”.
E ancora: “Quell’indice (cioè il rapporto tra crediti malati e patrimonio netto della banca) è noto come TEXAS RATIO (da qui il titolo del mio articolo). Quando si supera il 100% la banca scricchiola…”.
Riporto poi per intero le ultime righe dell’articolo, che sono a mio avviso chiare e illuminanti: “Un destino che accomuna quasi tutte le banche in cui il peso dei crediti malati supera la soglia del 100% del capitale. Rettifiche e costi operativi finiscono per essere più elevate dei ricavi con le perdite che diventano così automatiche. E soprattutto si accumulano anno dopo anno. E ogni volta che si chiude il bilancio in rosso viene depauperata una parte del patrimonio. Una sorta di spirale perversa. Più hai masse di crediti inesigibili, più devi mettere in conto perdite. Queste si mangiano il capitale e quel rapporto (texas ratio) già compromesso con lo stock di sofferenze, finisce per aumentare anziché diminuire. I soci chiamati a mettere denaro diventano sempre più recalcitranti, il valore del titolo ovviamente si deprezza e nei casi di crisi che si fa conclamata, si finisce anche per avere la fuga dei depositi con i clienti-soci che spostano i loro risparmi in banche più affidabili. Un bel rebus difficile da risolvere. Salvo gettare la spugna e chiedere che qualcuno dall’esterno venga a salvarti.

Già. Riprendo proprio l’ultima frase dell’articolo: “…qualcuno dall’esterno venga a salvarti.
Fino a quando?
Se il sistema bancario è così malato che più del 20% delle banche risulta essere in queste condizioni, per quanto tempo le banche sane, anche se avessero la volontà di farlo, potranno acquisire le banche a rischio, accollandosi le loro sofferenze, senza rischiare a loro volta il dissesto?
Il Sole 24 Ore pubblica anche la lista completa delle 114 banche in difficoltà. Se siete soci o clienti di queste banche, state forse giocando la partita a poker della vita, magari senza neanche saperlo.
Contattate Evoluzione Investimenti, vi aiuteremo a capire se avete in mano delle buone carte.