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Dollaro, euro e franco svizzero

Un americano, un italiano e uno svizzero si ritrovano in un ristorante sui Navigli a Milano… sembra l’inizio di una delle tante barzellette ma in questa storiella non c’è nulla da ridere per noi italiani.

È il 2014, giusto tre anni fa e i tre commensali, finita la cena, pagano il conto.
L’italiano paga in euro.
L’americano in dollari.
Lo svizzero ovviamente in franchi.
L’italiano dà un’occhiata al conto e dice, ragazzi sono 300 euro, fanno 100 euro a testa.
L’italiano apre il portafogli e tira fuori 100 euro.
Lo svizzero apre il portafogli e borbottando, snocciola 120 franchi svizzeri.
L’americano visibilmente contrariato, sgancia la bellezza di 140 dollari!
I tre amici sono tutti e tre operai e durante la cena hanno anche parlato di stipendi.
L’italiano guadagna 1000 euro al mese.
Lo svizzero guadagna 1000 franchi al mese.
L’americano guadagna 1000 dollari al mese.
Un mese dopo i tre amici, si ritrovano in un ristorante a San Francisco.
Mangiano e bevono allegramente e nonostante siano dall’altra parte del mondo, anche lì i ristoratori hanno questo viziaccio di portare il conto da pagare, a fine pasto.
Sono 300 dollari ossia 100 dollari a testa.
L’americano sgancia il verdone.
Lo svizzero scuce circa 90 franchi.
E l’italiano, bello come il sole, tira fuori la misera somma di 70 euro. Contento com’è, paga anche il giro di limoncello (ammesso che in America esista il giro di limoncello).
Passano tre anni e i tre amici si ritrovano proprio in questi giorni, nello stesso ristorante sui Navigli, per una bella rimpatriata.
Mangiano e bevono come allora e, come allora, ricevono il maledetto conto.
300 euro. Si sa l’inflazione in Italia è una chimera e il conto non è cambiato di una virgola.
L’italiano paga e tira fuori 100 euro.
Lo svizzero paga anche lui e pare più allegro di tre anni prima, tira fuori solo 108 franchi.
L’americano è addirittura solare. Se la cava con 105 dollari! Quasi il 40% in meno di tre anni prima, pur avendo goduto dello stesso trattamento!
E mentre l’americano paga il giro di limoncelli, già che ci sono parlano di nuovo di stipendi.
L’italiano guadagna ancora 1000 euro.
Anche lo svizzero guadagna ancora 1000 franchi svizzeri.
L’americano guadagna 1040 dollari e quindi, quel pasto italiano, confrontato col 2014, se l’è trovato quasi interamente pagato.
Per quanto ovvio la storiella finisce con l’americano che invita i due amici ancora a San Francisco e, mentre lo svizzero tentenna un po’, l’italiano decisamente declina l’invito, sarebbe troppo oneroso per lui.

Cosa ci insegna questa breve storiella sull’americano, l’italiano e lo svizzero?

La breve storiella di cui sopra è un po’ il riassunto di ciò che è capitato in questi tre anni all’euro al cambio con il franco svizzero e soprattutto col dollaro oltre che all’inflazione italiana, svizzera e americana.
Pare chiaro che il cittadino americano stia uscendo discretamente più ricco da questo ciclo triennale.
Ma quali indicazioni possiamo trarre per il futuro?
Quale sarà la sorte dei tre cittadini da qui in avanti?
Chi soffrirà di meno il pesante rumore dei passi dell’oste che si avvicina minaccioso?
Temo che a sorridere sarà ancora il cittadino americano.
E in seconda battuta il figlio di Heidi e Peter, che non so perché mi vien da chiamare Huber, avrà la meglio sul povero nostro compaesano.
Prosegue la normalizzazione dei tassi in America. Vale a dire che a differenza di quanto accade in Europa, si tornerà ad avere un rendimento per i soldi investiti nei titoli di stato americani.
Quindi se io fossi un risparmiatore oculato che farei?
Comprerei titoli di stato europei che rendono niente (o hanno addirittura rendimenti negativi) e nel caso italiano, hanno anche lo spettro di un difficoltoso rimborso?
Oppure comprerei titoli di stato americani, con rendimento positivo e la garanzia di uno stato certamente solido?
La risposta è ovvia.
E credo che ciò vorrà dire dollaro più forte.
Anche sotto la parità con l’euro. Considerando che ad oggi il cambio è a 1,05, parliamo di un rendimento ipotetico superiore al 5%, secondo me in tempi anche piuttosto brevi, come potrebbero essere i 9/12 mesi.
Ciò senza tenere conto di quanto potrà accadere nelle prossime tornate elettorali francesi e tedesche, tralasciando noi italiani che non abbiamo capito ancora da che parte siamo girati.
Senza andare troppo in là, qualora in Francia si confermi la spinta antieuropeista che flagella da tempo il povero Draghi e i suoi tentativi di tenere insieme il carrozzone, allora anche l’operaio Huber si lascerà andare a sarcastici risolini.
Amici, nel vostro portafoglio, mettete qualche dollaro e qualche franco svizzero, può darsi che vengan buoni per pagare il ristorante.

A presto!

Evoluzione Investimenti
Massimiliano Picchioni